Le sfide che attendono il sistema alimentare sono molteplici e interconnesse tra di loro: dalla fame alla povertà, dalla crescita della popolazione al cambiamento climatico. La climate-smart agriculture propone un approccio integrato a queste problematiche, al fine di preservare la sicurezza alimentare in un mondo in forte mutamento.
Il sistema alimentare è fortemente legato allo sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni: economica, sociale ed ambientale. Al contempo, esso si trova al centro di alcune delle maggiori sfide della nostra epoca. Oltre a garantire cibo sano e nutriente per una popolazione mondiale in forte crescita, l’agricoltura può contribuire ad eradicare la povertà, migliorando le condizioni socio-economiche dei circa due miliardi di persone attualmente impiegate in questo settore e favorendo lo sviluppo dell’economia rurale. Parallelamente, è necessario agire per ridurre dell’impatto del sistema alimentare sullo stato delle risorse naturali e del clima, il cui impoverimento costituisce un importante fattore di rischio per la produttività agricola e per la sicurezza alimentare stesse.
A partire dal 2010, la FAO ha sviluppato il concetto di climate-smart agriculture, con l’obiettivo di favorire un approccio integrato alle sfide della sicurezza alimentare, dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico. Questo modello incoraggia l’adozione di pratiche e politiche agricole che possano contribuire contemporaneamente a tre obiettivi:
Per raggiungere questi obiettivi il sistema agro-alimentare deve diventare contemporaneamente più efficiente e più resiliente.
Il concetto di efficienza è legato alla quantità di risorse impiegate nella produzione: più un sistema è efficiente, minori sono le risorse necessarie per produrre una data unità di cibo o di un altro bene e, parallelamente, minori sono le emissioni di gas serra indotte dal processo produttivo.
Come sottolineato dal World Resources Institute nel report Creating a sustainable food future, “una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse naturali è il passo più importante per raggiungere sia gli obiettivi legati alla produzione alimentare che quelli ambientali”. Se l’attuale livello di produttività rimanesse invariato nei prossimi decenni, sarebbe infatti necessario aumentare considerevolmente le aree destinate ad uso agricolo, danneggiando in maniera potenzialmente irreversibile numerosi habitat naturali e mettendo in serio pericolo la biodiversità. Inoltre, sempre secondo le stime del WRI, l’aumento delle emissioni che accompagnerebbe una tale crescita renderebbe impossibile limitare il riscaldamento globale a 2ºC, come stabilito dall’Accordo di Parigi.
È importante sottolineare che ridurre la quantità di input utilizzati, come acqua e fertilizzanti, non deve avvenire a scapito della sostenibilità economica delle attività nel settore agro-alimentare. Al contrario, può portare ad importanti benefici socio-economici per gli agricoltori, oltre a ridurre l’impatto ambientale del settore. La tecnica denominata deep urea placement, citata dalla FAO, è illustrazione di questa dinamica. Posizionando l’urea, il fertilizzante più importante nella produzione di riso, in minori quantità ma ad una maggiore profondità nel suolo, è possibile aumentarne l’efficacia e ridurne la dispersione nell’ambiente, diminuendo anche le emissioni di gas serra connesse alla sua produzione. Oltre a veder aumentare il proprio raccolto, i produttori traggono vantaggio dalla riduzione dei costi di produzione e l’installazione manuale delle infrastrutture necessarie stimola la domanda di manodopera nelle comunità locali.
Migliorare l’efficienza delle pratiche agricole permetterebbe di perseguire un processo di intensificazione sostenibile, che aumenti la resa senza però avere un effetto negativo sull’ambiente. L’attenzione riservata sia alla produttività che alla sostenibilità economica del sistema alimentare nel contesto della climate-smart agriculture si pone in chiaro contrasto all’esperienza della cosiddetta Rivoluzione Verde del secolo scorso. Come sottolineato nell’analisi condotta dall’International Food Policy Institute, questo periodo di straordinario sviluppo agricolo porto` ad un’importante crescita della produttività agricola ed alla riduzione della povertà e della fame. Il costo ambientale di questo sviluppo fu, però, molto alto. Le pratiche adottate durante la Rivoluzione Verde, infatti, causarono una dipendenza eccessiva dai fertilizzanti chimici; inoltre, esse incoraggiarono un utilizzo poco responsabile delle risorse idriche e la coltivazione di un numero molto limitato di varietà agricole. L’utilizzo delle nuove tecnologie possono contribuire in maniera cruciale all’efficientamento dell’agricoltura in chiave sostenibile. La raccolta e l’elaborazione di grandi quantità di dati, un elemento chiave di tecniche quali l’agricoltura di precisione, permettono di ottimizzare l’utilizzo delle risorse.
Il concetto di climate-smart agriculture riconosce che, per affrontare le importanti sfide del futuro, il settore agro-alimentare deve divenire più resiliente, oltre che più efficiente. Come afferma la FAO, “l’impatto di un rischio dipende dallo shock in sé e dalla resilienza del sistema colpito dallo shock”. In altre parole, è importante cercare di prevenire fenomeni quali l’innalzamento delle temperature e gli eventi meteorologici, agendo sul fronte della mitigazione. Allo stesso tempo, è fondamentale creare dei sistemi di protezione che possano ridurre l’impatto del cambiamento climatico e adattare le nostre pratiche produttive e le nostre abitudini alimentari alle nuove condizioni economiche e ambientali a cui esso potrebbe dare vita.
Una strategia importante al fine di migliorare la resilienza della produzione agroalimentare risiede nell’adozione di varietà maggiormente capaci di resistere agli effetti del cambiamento climatico. Queste possono essere varietà già esistenti, ma attualmente coltivate in altre aree geografiche o solo in proporzione minoritaria, sia lo sviluppo di nuove varietà, attraverso un processo scientifico di studio e selezione di tratti genetici particolarmente desiderabili [1].
Ad esempio, il programma Drought Tolerant Maize for Africa, coordinato dal Centro Internazionale per il Miglioramento del Mais e del Grano (CYYMT) e dall’Istituto Internazionale per l’Agricoltura Tropicale CIAT), ha permesso di sviluppare e distribuire più di 100 varietà di mais particolarmente resistenti alla siccità. Queste varietà potrebbero rivelarsi fondamentali per preservare la sicurezza alimentare nella regione sub-sahariana: il mais rappresenta, infatti, un elemento cruciale nella dieta, ma la sua produzione è gravemente minacciata da un clima sempre più caldo e arido.
Il cambiamento climatico potrebbe, inoltre, rendere alcune aree attualmente coltivate non più adatte all’agricoltura. In questo caso, la migliore strategia di adattamento potrebbe risiedere nella transizione a nuove attività economiche, nel settore alimentare o in altri settori. Ad esempio, come riportato dal World Resources Institute, le aree agricole del Bangladesh e del Vietnam maggiormente colpite dell’innalzamento del livello del mare potrebbero beneficiare dalla transizione dal settore agricolo a quello dell’acquacoltura, con l’avvio di attività come l’allevamento dei gamberi a sostituzione della coltivazione del riso.
Nonostante la nostra analisi abbia citato alcuni esempi di come il settore agro-alimentare possa avanzare verso gli obiettivi delineati dalla climate-smart agriculture, è importante precisare che questa non prescrive specifiche pratiche o politiche da adottare, né tanto meno rappresenta un nuovo modello agricolo. Il suo scopo è piuttosto quello di incoraggiare un nuovo approccio allo sviluppo dei sistemi agro-alimentari, che tenga conto della profonda interconnessione tra le sfide della sicurezza alimentare e del cambiamento climatico.
È importante notare come un programma o una politica possa, in alcune circostanze, favorire l’avanzamento verso tutti e tre gli obiettivi delineati dal modello della CSA; in altre, invece, il raggiungimento di uno di questi può trovarsi in diretta contraddizione con gli altri.
I sostenitori di questo approccio affermano che la sua vera forza non risiede necessariamente nell’avanzare contemporaneamente gli obiettivi dell’intensificazione, dell’adattamento e della mitigazione, quanto nel favorire una valutazione comprensiva di tutte e tre queste dimensioni, permettendo di anteporne una o l’altra a seconda dei fabbisogni e delle circostanze locali. È possibile obiettare che la mancanza di chiarezza sulla relazione fra i diversi obiettivi e su quali pratiche e policy rientrino effettivamente nella definizione di climate-smart potrebbe portare ad un utilizzo improprio di questo termine, che finirebbe per essere utilizzato per promuovere programmi in contraddizione tra di loro. Così facendo, potrebbe ostacolare un’effettiva e dimostrabile transizione verso un sistema alimentare più sostenibile. Inoltre, la mancanza o inadeguatezza degli indicatori utilizzati per quantificare, in particolare, gli effetti sulla dimensione della mitigazione e della resilienza possono rappresentano un ostacolo verso un’efficace valutazione dei costi e dei benefici di questi progetti.
In conclusione, l’approccio integrato alle sfide della sicurezza alimentare e del cambiamento climatico proposta dalla climate-smart agriculture sembra muoversi nella giusta direzione per realizzare un modello di sviluppo che sia sostenibile in tutte le sue dimensioni. È importante stabilire metodi e indicatori che permettano una valutazione rigorosa e trasparente del contributo di ogni pratica o policy verso gli obiettivi delineati dalla CSA e meccanismi per risolvere eventuali conflitti tra di essi.
[1] Come specificato anche dalla FAO, questo non implica necessariamente il supporto a tecniche di ingegneria genetica (i cosiddetti organismi geneticamente modificati), la cui adozione rimane un argomento di discussione e decisione a livello nazionaleo e all’interno delle singole comunità (e su cui non intendiamo esprimerci in questo articolo). Da secoli, infatti, si utilizzano tecniche cosiddette tradizionali per creare incroci tra diverse specie e selezionare così tratti particolarmente favorevoli.
Fonti
Cooper PJM, Cappiello S, Vermeulen SJ, Campbell BM, Zougmoré R, Kinyangi J. (2013) “Large-scale implementation of adaptation and mitigation actions in agriculture”. CCAFS Working Paper No. 50. Copenhagen: CGIAR Research Program on Climate Change, Agriculture and Food Security (CCAFS). https://assets.publishing.service.gov.uk/media/57a08a47e5274a27b20004ff/WorkingPaper50.pdf
Dinesh D, Frid-Nielsen S, Norman J, Mutamba M, Loboguerrero Rodriguez AM, Campbell BM. (2015) “Is Climate-Smart Agriculture effective? A review of selected cases”. CCAFS Working Paper no. 129. Copenhagen, Denmark: CGIAR Research Programme on Climate Change, Agriculture and Food Security (CCAFS). https://hdl.handle.net/10568/67909
Ecological Society of America (2000) Carbon Sequestration in Soils. Disponibile online a: https://www.esa.org/esa/wp-content/uploads/2012/12/carbonsequestrationinsoils.pdf
FAO (2013) Climate-smart Agriculture Sourcebook. Rome: FAO. http://www.fao.org/3/i3325e/i3325e.pdf
IFPRI (2002) “Green Revolution: Curse or Blessing?”, Issue Brief 11, Washington, DC: IFPRI. http://ebrary.ifpri.org/utils/getfile/collection/p15738coll2/id/64639/filename/64640.pdf
Neufeldt, H., et al. (2013) “Beyond climate-smart agriculture: toward safe operating spaces for global food systems.” Agric & Food Secur 2, 12. https://doi.org/10.1186/2048-7010-2-12
Pretty, J. e Pervez Bharucha, Z. (2014) “Sustainable intensification in agricultural systems”, Annals of Botany, Volume 114, Issue 8, 1571–1596. https://doi.org/10.1093/aob/mcu205
Searchinger, T. et al (2019) “Creating a Sustainable Food Future: A Menu of Solutions to Feed Nearly 10 Billion People by 2050”. World Resources Report. https://research.wri.org/sites/default/files/2019-07/WRR_Food_Full_Report_0.pdf#page=227
UN 75 – I grandi temi: Una demografia che cambia, in Nazioni Unite – Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite, 14 Febbraio, 2020. https://unric.org/it/un-75-i-grandi-temi-una-demografia-che-cambia/